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14/09/2016

Regianini, il surrealista amico del Comelico

VENEZIA -  Un gemellaggio fra il Comelico e Venezia nel nome del surrealismo di Luigi Regianini. Si inaugura oggi alle 12,30, nella sede del Consiglio regionale del Veneto, a Palazzo Ferro Fini, la mostra "Il sonno della laguna genera mostri", voluta e ideata dal giornalista Guido Buzzo e curata da Leo Guerra. Fino al 30 novembre (dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17) saranno esposte 24 opere del maestro del surrealismo italiano scomparso nel 2013 e da sempre fortemente legato al Comelico.
All'inaugurazione saranno presenti la vedova di Regianini, Angela De Villa, nativa di Costalta di Cadore, e la figlia Ludovica. Milanese, classe 1930, alle spalle 37 anni di insegnamento nelle scuole, almeno 1.500 quadri realizzati, molti dei quali di grandi dimensioni, oltre 300 mostre, una passione per la montagna che gli derivava dalla madre cadorina (Florinda Casanova Municchia, nativa di Costalta) e dai periodi estivi trascorsi su questi monti, Luigi Regianini era il pittore surrealista delle Dolomiti. Amava definirsi «un monaco che dipinge con le ciglia dei pipistrelli» e di sé diceva ancora: «Indago l'assurdo della vita con la mia personale religione, il surrealismo». Negli ultimi anni la sua attività artistica era stata fortemente impregnata di un surrealismo macabro e pessimista, alla ricerca spasmodica di immagini forti e dense («pugni allo stomaco e al cuore di chi guarda»), finalizzate a scuotere le coscienze, in cui la morte e il ridicolo della vita si rincorrono in una danza macabra, non senza le indispensabili venature dell'ironia. In un lacerante tentativo di dare risposta al mistero della vita.
A lui è stato dedicato il Museo del Surrealismo di Costalissoio, paesino a 1.249 metri di altezza. «Una nicchia di originalità», come è solito definirlo il suo amico giornalista Guido Buzzo, con dipinti sulla storia, le leggende e i personaggi del paese; opere contraddistinte da un surrealismo più dolce e romantico ed altre con tematiche filosofiche ed esistenziali più audaci, con una serrata indagine sull'esistenza, sul tema della morte e anche sull'orrido (si veda il sito www.regianini.it).
E sono davvero molti ed assai significativi i dipinti che Regianini ha realizzato proprio sul Comelico, sovente su ispirazione dello stesso Guido Buzzo, e poi donati al territorio. Si ricordano, ad esempio, quelli dedicati a Giovanni Paolo I e a Giovanni Paolo II, quello sul raid Pechino-Parigi, quello creato in occasione del Meeting delle Regole del 2010, quello che si trova in Municipio e rappresenta il Comelico come parte delle Dolomiti Unesco.
Un'intensa attività che gli ha meritato l'affetto e l'ammirazione della gente del Comelico e dei turisti che salgono a Costalissoio anche perché incuriositi dal suo singolare Museo. «Lo ricordo», sottolinea Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano di Cadore e presidente dell'Unione montana Comelico e Sappada, «come una persona particolarmente arguta, attiva, vivace, intensamente legata alle nostre montagne ed anche all'amministrazione comunale. Ci ha donato alcune sue opere che custodiamo con grande affetto.
Con la sua arte ha portato lustro alla nostra terra e siamo molto felici che oggi i suoi quadri possano avere una vetrina così importante come la sede del Consiglio regionale del Veneto». Famoso anche per aver dipinto i fondali dei congressi della Lega, quando segretario era Umberto Bossi, e per aver dedicato allo stesso leader un ritratto per la sede di via Bellerio, Regianini può vantare più di 300 esposizioni d'arte, tra personali e collettive, in Italia e all'Estero, e numerosi riconoscimenti, tra i quali l'Ambrogino per meriti artistici e l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Oltre che in Italia, le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche in Svizzera, Canada, Stati Uniti, Messico e Giappone e la sua attività è menzionata sui più importanti dizionari d'arte contemporanea e su molti libri scolastici. Venezia è stata sempre luogo fonte d'ispirazione per Regianini, tanto che il pittore aveva anche scelto di affrescare una parte del suo studio milanese con una veduta della città. E oggi Venezia, grazie al suo amico Guido Buzzo, gli tributa un meritato riconoscimento.
Stefano Vietina

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Corriere delle Alpi, 20/10/2016

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